Incominciavo il mio pezzo della scorsa settimana domandandomi amleticamente se sia più giusto giocare in maniera non particolarmente brillante e portare a casa 3 punti o giocare eleganti trame non portando a casa nulla.
Adesso non so ancora cosa sia più giusto. Ma certamente la prima soluzione è la meno dolorosa.
Lasciamo i primi 15 minuti all’ERI che cuce gioco, ma non riesce a costruire occasioni per impegnare il nostro portiere.
Incominciamo a giocare e ci avviciniamo pericolosamente alla porta presidiata da un portiere giallo canarino che non tenendo fede al proprio abbigliamento si rivelerà un’aquila piuttosto che il piccolo indifeso pennuto.
Dicono che il calcio è fatto di episodi ed ecco il solito pallone spiovente arrivare nella nostra area dove la nostra contraerea respinge con sicurezza, purtroppo sui piedi di un avversario che scaglia un tiro senza pretese che colpisce il braccio del Camo giratosi di schiena per non essere colpito al volto. Il braccio è certamente staccato dal corpo, ma, a meno che il Camo non abbia montato un paio di retrovisori, non c’è certamente volontarietà. Comunque punizione poco fuori dall’area; sassata del numero 10 dell’ERI che forse sarebbe entrata ugualmente, ma siccome alla sfiga non ci sono limiti, il pallone viene deviato da Dave che spiazza lo Zanna che era partito nella direzione giusta. Lo Zanna raccoglie il pallone in fondo al sacco e un po’ di moto gli fa bene perché per tutta la restante partita il suo lavoro sarà solo eseguire un paio di rimesse dal fondo. Rischiamo di pareggiare su un colpo di testa bloccato a fil di palo e poco dopo Allo inventa un lancio per Michi che salta con un pallonetto il portiere in uscita, ma la palla sfiora l’incrocio dei pali e finisce sul fondo. Primi 10 minuti della ripresa equilibrati in cui l’ERI si esibisce in un paio di tiri sul fondo.
Poi forcing Astra fino alla fine, l’Eri non esce più dalla sua metà campo se non con lanci lunghi facile preda della nostra difesa e non disdegna di cacciare ripetutamente il pallone oltre la recinzione come pure di ricorrere al fallo per interrompere le trame dei nostri. Mai falli cattivi, intendiamoci, ma che ci impediscono di finalizzare come vorremmo. Un paio di notevoli parate, un tiro del Filo a portiere battuto respinto dalla schiena di un nostro giocatore alcune incursioni stroncate in extremis dalla retroguardia avversaria sollecitata a resistere dagli incitamenti del proprio allenatore che scandiva il tempo mancante alla fine e la partita finisce qui.
I complimenti di alcuni dirigenti avversari non servono a consolarci più di tanto: era meglio, e credo anche più giusto, se ci lasciavano almeno un punto dei tre che credo avremmo meritato, ma in questo maledettissimo gioco bisogna metterla dentro.
Mercoledì si va di coppa e sarà un’altra puntata di questa splendida avventura.
P.F.