III CATEGORIA: Varanese – Astra

Varanese – Astra  2 – 1

Gli articoli dovrebbero comparire subito, la notizia e le informazioni dovrebbero essere servite calde.

Qualche volta tuttavia è opportuno fermarsi un attimo a riflettere per non essere troppo cattivi , per non lasciarsi trascinare dalla delusione e dalla rabbia.

Il commento alla precedente partita era che avevamo giocato male, ma che se giocando male si vinceva ci poteva anche stare bene.

Non avevamo preso in considerazione l’ipotesi che si potesse giocare peggio.

Invece così è stato e a ripensarci pare impossibile perché singolarmente ciascuno dei nostri ha capacità tecniche difficili da ritrovare nelle altre compagini.

La terza categoria richiede però cattiveria , voglia di vincere, voglia di raggiungere insieme un obbiettivo ed è questo che è mancato alla squadra: in una parola le è mancata l’anima e senza anima non si è uomini e non si è squadra.

Possiamo lamentare che in questo momento ci mancano una decina di uomini per lavoro , infortuni, malattie ( Simo, Mastro, Mino, Mambro, Macchia, Ana, Santo, Gaglio etc… ) ; possiamo lamentare che il primo gol degli avversari è  stato segnato da un giocatore avversario che si trovava in fuorigioco ancor prima che l’arbitro fischiasse per permettere l’esecuzione del calcio di punizione che lo ha trovato solo davanti alla porta.

Se ci lamentassimo però di queste cose saremmo degli ipocriti perché quest’anno la nostra squadra deve potersi tranquillamente permettere di rinunciare anche a dieci persone; perché quel giocatore comunque qualcuno doveva seguirlo; perché sappiamo da anni che il fuorigioco non è la specialità degli arbitri di terza categoria; perché il nostro gioco è parso privo di forza e di idee; perché comunque abbastanza presto un tiro del solito Bego malamente respinto dal portiere avversario consente al Faz di riportarci in parità togliendoci di dosso l’angoscia del dover recuperare.

Un secondo tempo senza nessuna luce né da una parte né dall’altra con qualche giocatore che crede di essere Soldini in navigazione solitaria e pensa di dover fare tutto da solo, qualche altro che riesce solo a veder passare il pallone senza mai intercettarlo, qualche altro che pensa che tanto inevitabilmente prima o poi il gol arriverà e seduto sulla riva del fiume aspetta.

E il gol infatti arriva , ma nella nostra porta , al 92° quando quattro contro uno riusciamo a rinviare centralmente sui piedi del numero 16 avversario, fattosi notare fino a quel momento solo per un paio di brutti falli non dettati da cattiveria ma da scarsa attitudine calcistica, il quale chiude gli occhi e infila nel sette un perfido pallonetto.

Gli avversari non hanno meritato la vittoria, ma certamente noi abbiamo meritato la sconfitta.

Salvare qualcuno: certo si potrebbe perché anche nel naufragio del Titanic ci sono stati dei superstiti, ma stilare delle classifiche oggi sarebbe ingiusto perché quando si perde si perde tutti: dirigenti, allenatore e giocatori.

Umiltà, ragazzi, umiltà: io credo che siate veramente i più forti, ma occorre anche dimostrarlo sul campo. 

 

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