22 Novembre 2009
Il Cervo – U.S. ASTRA 1 – 0 (0 -0)
Una partita vissuta con la lama tra i denti, a rincorrere, difendere, arginare e anche a sperare ma sempre guidati dalla ferma convinzione che nulla fosse gia’ scritto. Una battaglia completa, dove si e’ dato tutto, cuore, polmoni, milza, ossa ,muscoli e frattaglie ma soprattutto tanto cervello. Un successo difficile, sofferto, forse insperato e anche fortunato ma sicuramente non per questo meno vero. Una bella vittoria, di quelle da incorniciare e ricordare con orgoglio perche’ sudata, conquistata, meritata. Peccato solo che non sia stata la nostra vittoria.
Non c’e’ molto altro da aggiungere se non i complimenti sinceri, ammirati (ed anche un poco invidiosi) agli avversari, capaci di una prestazione gagliarda ed efficace, al limite della perfezione. Sapevano di dovere superare uno scoglio difficile e si sono organizzati di conseguenza, rimboccandosi le maniche e attingendo a piene mani ad un ammirevole spirito di abnegazione che li ha fatti giocare come una squadra vera per tutto l’incontro. Impresa ancor piu’ difficile in quanto ottenuta senza mai ricorrere al gioco pesante, al fallo tattico, alla furbata perditempo e altre mercanzie del genere. Insomma un piccolo capolavoro al quale rendere omaggio e dal quale soprattutto imparare tanto, tutto. E l’Astra? Beh, avrete capito che questa non era certo l’occasione per perdersi in disquisizioni tecniche o cronachistiche. L’asciutta cronistoria non darebbe l’idea di cio’ che il campo ha mostrato perche’ la parte piu’ importante era in realta’ quella che non si e’ vista…
La storia visibile dell’incontro, quella che ricorda cio’ che abbiamo fatto, puo’ descriversi in poche lapidarie righe: abbiamo okkupato per 80 minuti la meta’ campo avversaria, sprecando una mezza dozzina di palle gol del tipo "questa-la facevo-pure-io" e perdendoci in azioni di attacco perlopiu’ innocue e sconclusionate. Abbiamo subito un gol senza ricevere mai un tiro in porta (cross sgangherato dalla linea di fondo che si trasforma in pallonetto imprendibile) ma in un momento che ci lasciava ancora ampi margini di recupero. Abbiamo giocato per quasi l’intera partita come se questa dovesse concludersi solo a nostra volonta’ e non fosse invece soggetta all’ineluttabile scorrere del tempo. Abbiamo attaccato veramente solo gli ultimi 15 minuti, oramai preda dell’ansia da prestazione. Abbiamo avuto anche una certa sfortuna, lo ammetto.
Ma quello che e’ piu’ importante riportare in questo spazio e’ quello che NON abbiamo fatto. Si tratta di poche cose in fondo, ma sono state quelle determinanti, quelle che ci hanno distinto dagli avversari e che alla fine hanno deciso le sorti dell’incontro. Non siamo scesi in campo con la necessaria determinazione di chi sa che deve innanzitutto guadagnarsi la pagnotta. E, peggio del peggio, non abbiamo mostrato l’umilta’ dovuta, quella che ti fa rispettare l’avversario sempre e comunque. Insomma abbiamo peccato del peggior difetto che potevamo temere, la presunzione. Una irritante sicumera che ci ha accompagnato per mano verso l’inevitabile disfatta. Ahi ahi, che delusione e che sconforto ci ha colmato l’animo ed il cuore nel sentire certe frasi provenire dal campo ("non possiamo perdere con questi .." ), quasi che la vittoria fosse un diritto aristocratico che provenisse dal lignaggio e dalla stirpe. Purtroppo quella frase, probabilmente una boutade isolata, figlia di un momento di sconforto, ha rappresentato il nostro triste grido di battaglia, l’unica patetico sprono alla pugna, e la sconfitta e’ stata il piu’ giusto dei verdetti.
Niente foto del’incontro questa volta, non le meritiamo, anzi un digiuno dai lustrini e dai riflettori del nostro pur piccolo palcoscenico non puo’ che farci del bene. Con la speranza di ritornare a vedere gia’ questa domenica, sul campo amico, quella stessa squadra che a Piacenza la prima di campionato ha giocato con la lama tra i denti, a rincorrere, difendere, arginare e anche a sperare, dando tutto, cuore, polmoni, milza, ossa, muscoli e frattaglie ma soprattutto tanto cervello, ottenendo un successo difficile, sofferto, forse insperato e anche fortunato ma sicuramente non per questo meno vero, portando a casa una bella vittoria, di quelle da incorniciare e ricordare con orgoglio perche’ sudata, conquistata, meritata.